The 100, dalle stelle alla Terra

Nonostante vada in onda sul piccolo schermo dal 2014, The 100 (si pronuncerebbe The Hundred, ma DeCento è ormai è entrato nel lessico comune) non è una serie conosciutissima in Italia: eppure ha tutte le caratteristiche che la renderebbero un vero blockbuster della tv! Tragedie, storie d’amori, duelli, misteri, antagonisti degni di questo nome. Non so che cosa la mantenga tuttora in disparte: io per prima, comunque, non la seguo dagli albori, ma sono stata spinta dalla curiosità nella mia lunga estate post laurea. Ed ora non posso che consigliarla!

Il cast della prima stagione
Il cast della prima stagione

L’anno in cui sono ambientate le vicende non è esplicito, si sa solo che il pianeta in cui viviamo è stato sconvolto da una catastrofe nucleare, e i pochi superstiti sono emigrati nello spazio, in una stazione orbitante. Purtroppo per loro, però, le scorte d’aria stanno finendo: il cancelliere Jaha (Isaiah Washington, ossia il caro vecchio dottor Burke di Grey’s Anatomy) decide quindi di inviare sulla Terra cento giovani criminali, un po’ per risparmiare e un po’ per verificare se il vecchio pianeta sia ancora abitabile. Sorpresa sorpresa, è proprio così: facciamo quindi la conoscenza di Clarke Griffin, indiscussa capa della banda insieme a Bellamy Blake, di sua sorella Octavia, dell’idealista Finn, e tanti altri ragazzi, tutti uniti dal fatto di aver compiuto atti illegali mentre erano sull’Arca.

Se nella prima stagione gli episodi si concentrano sull’esplorazione e la difficile convivenza con i terrestri prima e l’arrivo dell’Arca sulla Terra poi, la seconda stagione si fa molto più complicata con la scoperta di Mount Weather, un bunker in cui vive un non troppo placido popolo. Attualmente la serie è ferma alla terza stagione, in cui nasce una nuova faida tra terrestri e popolo del cielo. Niente paura però: se vi ho incuriosito, la quarta stagione dovrebbe iniziare durante il prossimo gennaio.

Jasper, uno dei pochi personaggi che detesto
Jasper, uno dei pochi personaggi che detesto

Perché The 100 mi ha colpito? La storia ricalca il modello delle solite serie distopiche, aggiungendo però qualche elemento dei film di avventura: il contatto con una civiltà semisconosciuta e il conseguente difficile rapporto che si ha con essa. Durante la seconda stagione, la mia preferita, vengono a galla tutte le problematiche dei diversi personaggi (perché in realtà questo è un telefilm corale, non abbiamo un unico protagonista) e le sfaccettature delle personalità più complesse. Siamo quindi portati a capire e, con il tempo, ad affezionarci anche a chi all’inizio sembrava un vero cane sciolto: per quasi tutti in questa serie c’è un momento di valore o di redenzione. Proprio per questo infatti non riesco a trovare un unico personaggio preferito, ognuna delle storie raccontate mi trasmette qualcosa. A parte quella del lagnoso Jasper e della superba Lexa, gli unici due personaggi che mi provocano una sincera irritazione.

A mio parere The 100 è una serie completa, che permette di uscire dai soliti schemi della distopia: se devo trovare dei difetti, a volte la produzione tratta frettolosamente alcune questioni, a discapito di altre, e non soddisfa in tutto il pubblico riguardo le storie dei vari personaggi. Ma a questo ci ha già abituati Shonda Rhimes!

Colouring book, è solo una storia per bambini?

Spopolano sugli scaffali delle librerie, compaiono numerosi nelle fotografie sul web: sono i colouring book, libri da colorare, e no, non sono un prodotto per bambini. Proposti ormai da diverse case editrici, hanno raggiunto il favore del pubblico, specie quello femminile, nascendo quasi come costola di un altro mondo notevolmente in crescita, quello dello scrapbooking. Inutile dire che io sono un’appassionata di entrambi!

Colouring book, è solo una storia per bambini?

I primi a diventare famosi sono stati i meravigliosi libretti disegnati a china dall’autrice Johanna Basford, tutti editi in Italia da Gallucci (è da poco arrivato anche l’ultimo, quello dedicato alla giungla): intrichi di boschi, fiori, animaletti e un’atmosfera incantata che lo rendono un regalo perfetto per gli amanti della natura. Poi ne sono arrivati tanti altri, ma i migliori oltre a questi per me restano quelli della casa editrice L’Ippocampo. Grandi, dalla copertina cartonata, ogni libro ha un tema specifico e la collana è davvero ricchissima, ce n’è per tutti i gusti!

Quel che rende speciali questi libri è che, partendo da un’attività riservata generalmente ai bambini, si rivolgono agli adulti, in modo da trasportarli in un mondo privo di ansie e un po’ più colorato. Tra citazioni e figure esotiche, nelle pagine prende vita un’esistenza alternativa, fondata sulla calma e sul colore. Colorare è un gioco da ‘piccoli’? Assolutamente no! Anzi, per i ‘grandi’ questi prodotti ormai sono diventati una moda, oltre che un valido strumento per scaricare la tensione.

Colouring book, è solo una storia per bambini?

Io ne ho comprati due. Il primo è stato a tema celtico: non si direbbe, ma le tradizioni gaeliche mi affascinano molto e questo volume è davvero ben fatto! Il secondo invece è il mio preferito: ho una passione per il nord Europa che è scoppiata da poco, e questo libro a tema scandinavo mi riporta nella bellissima Helsinki che ho visitato lo scorso anno. Entrambi si prestano a essere interpretati come meglio credo, seguendo la tradizione oppure osando con colori più eccentrici. Anche i libri della Basford mi attirano molto, ma mi sembrano molto più preziosi e quindi li uso molto poco (anche perché in realtà appartengono a mia mamma). Se state cercando un dono particolare, in cui si esprima la vostra attenzione per i gusti della persona, secondo me questo sarebbe perfetto: è davvero un’idea originale e utile. Se avessi il tempo mi piacerebbe colorarne una pagina a settimana; anche avendone colorate poche pagine, però, posso assicurarvi che l’effetto rilassante si sente, eccome! E poi volete mettere la soddisfazione di avere ‘dipinto’ un disegno in modo preciso?

Perché siamo tutti pazzi di Tiger

Non siete mai entrati da Tiger? Male! Perfino mio papà, dopo che ho portato a casa innumerevoli sacchetti colmi di cose, è entrato nel nuovo negozio aperto in stazione a Porta Garibaldi, a Milano. Tiger non è solo un semplice negozio, è uno stile di vita. E’ dove tutte quelle cose che vi sono sempre sembrate inutili, o kitsch, o imbarazzanti, acquisiscono tutto d’un tratto quel non so che peculiare che vi costringe a farvele cascare nel cestino e acquistarle.

Perché siamo tutti pazzi di Tiger

L’unica pecca di questa catena danese è non avere uno shop online, ma forse è meglio, perché spenderei molti più soldi di quanti non ne spenda già ora. Nata nel 1995, ad oggi conta 578 negozi, sparsi tra Italia, Giappone, Danimarca, Svezia, Regno Unito e Spagna. In teoria avrebbe anche cambiato nome, passando da Tiger a Flying Tiger, ma ormai il suo primo nome è entrato nel linguaggio comune: dire “Sono stata da Tiger” significa che si tornerà a casa con un paio di oggetti bizzarri e all’apparenza inutili, ottimi per i regali di Natale, un buon numero di articoli di cancelleria e quell’accessorio per la cucina di cui proprio non potevamo fare a meno.

Cosa compro io? Come ho scritto sopra, Tiger per me è sinonimo di cancelleria. Un giorno, forse, vi racconterò anche di questa mia passione: tra penne, taccuini, sticker e soprattutto washi tape (ossia, nastri adesivi decoratissimi) c’è da perdere la testa. E in questo periodo potrete trovare perfino delle agende ad anelli! Io non vi ho detto niente… Qui mi piace anche acquistare prodotti mangerecci, perché spesso si tratta di articoli non reperibili altrove e da cui sono molto incuriosita. In primis, il té, di cui sono fanatica: qui ho trovato un delizioso chai tea, perfetto per ricreare a casa la bevanda made in Starbucks autunnale, il chai tea latte. Ho poi assaggiato la frutta secca, molto buona, e qualche cioccolatino.

Inoltre, da Tiger potrete trovare anche tantissimi prodotti utili per le vostre feste: cappellini pieni di lustrini, occhiali da sole eccentrici, oltre che articoli per simulare qualche scherzo (ovvero, cacchette da posare sulla sedia del vostro ignaro commensale). Ma quello che mi, anzi, ci, piace di più di questo negozio, oltre i prezzi (bassi e tutti a cifra tonda) è l’atmosfera simpatica e gioiosa che lo pervade. Anche se fuori è una giornata grigia, state certi che varcata la soglia del negozio vi ritroverete a saltellare a ritmo di musica, e tenere in mano il vostro sacchetto vi riempirà di soddisfazione.

Haters Back Off, tutta la nostra follia sul web

Madre ingenua e assolutamente accondiscendente? C’è. Zio sbruffone e totalmente incapace? C’è. Protagonista mentalmente instabile, ingiustificatamente snob e priva di qualunque talento? Abbiamo anche lei. Haters Back Off è l’ultima perla confezionata in casa Netflix, e secondo me dovrebbe diventare materia di studio. La protagonista è Miranda, una giovane abitante di Tacoma che vive con la madre, un’immaginaria malata di fibromialgia, e lo zio, un nullafacente che cerca invano di crearsi una carriera. Con loro c’è anche la sorella di Miranda, unico individuo che dovrebbe avere il diritto di voto nella famiglia, data la sua normalità.

Haters Back Off, tutta la nostra follia sul web

Spinta dallo zio, che la incoraggia a migliorare le sue inesistenti doti canore, la ragazza carica un raccapricciante video su YouTube, per poi iniziare un piano cinque fasi che dovrebbe portarla alla ribalta. Leggendo solo questo accenno di trama, non ho potuto fare a meno di pensare a Chiara Paradisi, youtuber che sta facendo parlare di sé più per i suoi atteggiamenti ridicoli e i modi volgari che per reali doti comunicative. Penso che per lei, e per chi come lei si lancia sul web millantando talenti e credendo di poter mettere i piedi in testa a tutti, sarebbe molto istruttivo vedere una serie tv come questa.

Haters Back Off è a mio avviso il prodotto più geniale di quest’anno telefilmico, una parodia della realtà con cui tutti i giorni abbiamo a che fare. Perché se la maggior parte di noi utilizza i social network in modo più o meno normale, un’altra parte (che a mio avviso si ingrandisce sempre di più) dà in pasto al web tutta la propria goffaggine e la propria inadeguatezza, lamentandosi di ricevere critiche e pretendendo al contrario elogi continui per abilità che non possiede. Cosa spinge queste persone a mettere in mostra i propri difetti credendo che siano pregi? L’unica risposta che ho trovato è che evidentemente sono state fatte vivere in una piccola bolla felice dalla propria famiglia, viziati (proprio come avviene nella serie, in cui, ad esempio, Miranda studia a casa, al contrario della sorella) e portati ogni giorno su un piatto d’argento.

Finché ai cocchi di mamma non viene voglia di uscire dalla propria casa, bramosi di ricevere nuove attenzioni e complimenti. E davanti all’evidenza, hanno ancora il coraggio di negare e autoproclamarsi talentuosi. Sia chiaro, non giustifico commenti assolutamente incivili, come quelli di chi augura a questi fenomeni del web la morte (o peggio). Penso piuttosto che ciascuno dovrebbe rendersi conto dei propri limiti e non mettersi in ridicoli davanti a milioni di utenti. Trenta minuti, otto puntate, cinismo e brillantezza condensati in una serie tv. E complimenti a Netflix!