Vi ricordate di Il Miniaturista? E’ stata una delle prime libro-recensioni che ho scritto qui sul blog: un romanzo letto in lingua originale, comprato principalmente perché la copertina mi piaceva tantissimo, e su cui avevo avuto pareri contrastanti. Con La Musa Jessie Burton è tornata nella mia libreria, ancora una volta in lingua inglese: ero stanca di aspettare la sua uscita in italiano, così ho deciso di buttarmi di nuovo con la lettura in originale.
Odelle Bastien è una giovane originaria di Trinidad e Tobago che vive a Londra durante gli anni Sessanta: appassionata di scrittura creativa, abbandona il suo impiego presso un negozio di scarpe per diventare dattilografa presso la Skelton Gallery: qui fa la conoscenza della misteriosa e affascinante Marjorie Quick. L’arrivo di un meraviglioso dipinto mette alla prova l’autocontrollo di Quick, e Odelle si appassiona ai segreti che la donna nasconde. Ma la narrazione ci guida anche nella Spagna del 1936, dove la giovane Olive Schloss, aspirante pittrice, stringe un legame con Isaac e la sorella Teresa, cameriera presso la sua famiglia: quale legame c’è tra le due storie?
Ho impiegato molto più del necessario per leggere La Musa, in parte perché in inglese rallento notevolmente il mio ritmo, e in secondo luogo perché questo romanzo soffre dello stesso problema dell’altra creatura della Burton: la narrazione entra nel vivo solo a metà, e ho fatto fatica a farmi catturare dalle pagine del libro. Rispetto al suo predecessore, però, La Musa ha un finale chiuso, e ogni tassello dell’enigma va al proprio posto, senza lasciare fastidiose questioni aperte: il senso del libro, insomma, è molto chiaro. Ho apprezzato particolarmente la scelta di una protagonista nera, soprattutto nei momenti in cui vive la sua storia d’amore con un bianco, quando la mentalità conservatrice si scontra con una realtà tutta nuova.
L’edizione italiana del romanzo è edita da La Nave di Teseo: non capisco perché Bompiani, editore del precedente volume, che, aggiungo, è autoconclusivo e del tutto slegato da La Musa, si sia lasciata scappare un’autrice come la Burton, che non è certamente per tutti, vista la scrittura elegante e raffinata e anche perché si tratta di romanzi storici ben collocati nella loro epoca. La copertina di questa edizione italiana è, ahimé, molto più povera del suo corrispettivo inglese e non invita assolutamente all’acquisto del libro, quindi sono stata davvero felice della mia impazienza in libreria. Se vi piacciono i romanzi storici, i personaggi femminili forti, i misteri artistici, La Musa non potrà che piacervi: resta lontano dagli stereotipi e dai sentieri storici più battuti, senza essere frivolo e scontato ma anzi riuscendo a indagare anche contrasti familiari e dolori tradizionalmente meno approfonditi.
La Nave di Teseo è stata fondata da Eco e da Elisabetta Sgarbi (ex direttrice editoriale di Bompiani) nel 2015 insieme ad un gruppo di autori che è uscito da Bompiani stessa prima che fosse acquisita da Mondadori. Quindi la linea editoriale è quella della fondatrice (sorella del belante Vittorio), che tra l’altro ha strappato a Bompiani anche Coelho e le migliaia di copie che lui assicura.
Non lo sapevo, grazie! Confronta la mia edizione con quella italiana, c’è un abisso di differenza! Mi auguro che almeno la traduzione sia buona