Tra le pagine del Quindicesimo secolo: la mia recensione di Il ragazzo di Bruges

Bruges, 1441: è qui che comincia la nostra storia. Protagonista è Jan, il figlio adottivo di Jan Van Eyck, apprezzatissimo pittore delle Fiandre. Tra un quadro e l’altro, i due vengono a conoscenza di una serie di omicidi che sta lasciando una scia di sangue in tutta Europa, tra Firenze e Anversa. Pagina dopo pagina, il mistero di infittisce, anche a causa della comparsa di Idelsbad, gigante dall’aria ambigua, e soprattutto dalla morte del pittore. Riusciamo anche a seguire qualche vicenda nella città toscana, entrando nelle stanze di Cosimo de’ Medici.

Tra le pagine del Quindicesimo secolo: la mia recensione di Il ragazzo di Bruges

Il ragazzo di Bruges è questo, un romanzo storico di Gilbert Sinoué: è stato pubblicato nel 1999, ma l’ho letto solo quest’anno perché, spinta da un nuovo interesse verso Bruges, cercavo qualcosa che me la raccontasse, che mi facesse immergere nell’atmosfera romantica e medioevale della cittadina belga. E’ un libretto di poche pretese, con numerosi personaggi inventati, che tuttavia cerca di attenersi alla realtà storica. Una lettura semplice che, però, mi ha un po’ delusa.

Il mistero che caratterizza la vicenda è ben pensato, e anche sensato, ma lo trovo lontanissimo dall’immaginario del lettore. Senza svelare troppo, sarebbe molto meglio se il mandante dei diversi omicidi fosse qualcuno che conosce Van Eyck di persona e che ha motivi concreti per essere in disaccordo con lui, non un’entità che nel libro è nominata ben poco e che chi legge non ha nemmeno il tempo di prendere in considerazione. Altra pecca a mio parere sono i dialoghi troppo prolissi, con battute piene di informazioni, quasi come se il personaggio parlante stesse leggendo un trattato e non parlando tranquillamente con il proprio interlocutore: in questo caso c’è un vero scivolone per quanto riguarda il realismo.

Non penso di avere un’opinione ben definita di questo libro: mi sembra che manchi di qualcosa, nonostante sia coinvolgente e le ambientazioni, motivo che mi ha spinto a comprarlo, siano rese molto bene e mi abbiano dato uno sguardo attento su Bruges, facendomi quindi venire ancora più voglia di visitarla. Non mi sento però di consigliarlo completamente: come romanzo storico mi sembra un po’ povero, e come giallo un po’ debole. Deve esserci un motivo per cui questo autore in Italia è pressoché sconosciuto!

Quando abbiamo bisogno di una fiaba: la mia recensione di Tentare di non amarti

Di solito leggo libri meno frivoli e dai contenuti più profondi. Poi, nonostante sapessi che questo sarebbe stato uno di quei libri di cui avrei nascosto la copertina per l’imbarazzo, mi sono decisa a comprarlo. Il prezzo è basso, si può acquistare solo su Amazon essendo appunto un’edizione Amazon Publishing, l’autrice è nostrana. Tentare di non amarti, firmato Amabile Giusti, è la classica fiaba di cui tutti, almeno una volta nella vita, sentiamo il bisogno. Ed è proprio questo il motivo che mi ha spinta a leggerlo.

Quando abbiamo bisogno di una fiaba: la mia recensione di Tentare di non amarti

Penny è una giovane statunitense che vive con la nonna e conduce una vita anonima, custodendo un grande sogno nel cuore e cercando l’amore. Marcus è un ex detenuto che si è macchiato di crimini pesanti, e che deve dimostrare di meritare la scarcerazione. I due si incontrano per caso e dopo qualche tempo Penny è costretta a chiedere aiuto a Marcus a causa di un fastidioso e pericoloso problema che la porta ad essere continuamente spaventata. Ovviamente, tra i due nascerà più di un semplice legame di amicizia.

Sì, è chiaro, è la solita favoletta, il lieto fine è assicurato dopo oltre trecento pagine di peripezie. Nonostante alcuni cliché e un lessico un po’ troppo esplicito, l’ho apprezzato. Innanzitutto per lo stile dell’autrice, molto accurato e non eccessivamente poetico, com’è tipico di quei romanzetti che si credono premi Nobel. La vicenda inoltre nasconde alcuni particolari che apportano un elemento di novità e permettono così di non farne un libro qualunque, assimilabile a uno di quelli dalle copertine rosa lucido che recentemente hanno popolato gli scaffali delle librerie.

Una storia romantica e non eccessivamente scontata che mi sento di consigliare per quando ci si vuole prendere una pausa dalla routine, per chi sente il bisogno di aggiungere un tocco di dolcezza alle proprie letture, per chi si avvicina al mondo dei libri. Secondo me la Giusti ha fatto centro, distinguendosi con una scrittura brillante e dando vita a un libro assolutamente non stupido. Ultimo dettaglio, non meno importante: la copertina è di una crta particolare, opaca, e le pagine hanno un profumo davvero buono.

Cabinet e segreti: la mia recensione di “Il Miniaturista”

Prima di leggere questo libro non avevo mai pensato che un cabinet potesse essere un regalo di nozze. Anzi, in realtà non avevo neanche ben chiaro che cosa fosse! Nel mondo de Il Miniaturista, però, è prassi assai comune che una giovane sposa riceva in dono una miniatura della propria casa, e che poi si rivolga ad un artigiano per arredarla.

Cabinet olandese, 1640 circa, Metropolitan Museum of New York
Cabinet olandese, 1640 circa, Metropolitan Museum of New York

Jessie Burton ha esordito con questo romanzo, uscito lo scorso anno, ed è stata ampiamente acclamata dalla critica per la sua scrittura brillante e la sua capacità di mantenere la suspense nel lettore. Protagonista è Petronella Oortman, giovane di campagna che sposa il ricco mercante di Amsterdam Johannes Brandt. Giunta in città, scopre che non vivrà sola con il marito, ma che nella casa ci sono anche Marin, l’acida cognata, Cornelia, la cameriera, Otto, servitore di colore, e i due amati cani del padrone. Il cabinet è da subito il perno della narrazione, in quanto è presentato sin dai primi capitoli: questo perché la coppia di sposi non ha ancora consumato il matrimonio e Johannes decide di offrire un dono alla moglie, per cortesia. Petronella, ovviamente, non è affatto a proprio agio, soprattutto a causa del comportamento antipatico di Marin.

La narrazione è ambientata nel 1689, quando la Compagnia delle Indie orientali olandese è nel suo pieno sviluppo: ovviamente Johannes ne fa parte, commerciando in zucchero e permettendo così alla propria famiglia di condurre una vita agiata. Petronella (anzi, Nella, come la chiamano tutti) resta sconvolta quando, dopo essersi rivolta ad un miniaturista per decorare il suo dono nuziale, si vede recapitare anche oggetti non richiesti, miniature dei cani della casa e di altri elementi che solo un abitante di casa Brandt potrebbe conoscere. Ed è qui che si innesta il mistero che caratterizza il libro, quello che ha tanto fatto apprezzare alla critica l’opera della Burton. Purtroppo però l’enigma più consistente non sarà mai svelato.

Recensione Il Miniaturista

Si scopre per quale motivo Johannes non voglia avere rapporti intimi con la moglie, si scoprono i due segreti di Marin e la vera storia di Otto (non ve li svelo nel caso non abbiate ancora letto il libro, ma se foste interessati potete lasciare un commento, risponderò), ma la vera identità del miniaturista, vero mago del libro, non è mai chiarita. La Burton abbozza una spiegazione, che però resta confusa e oscurata dagli altri eventi, ben più pesanti, che occupano la seconda metà del romanzo. Altro elemento importante, e che deduco sia stato fondamentale nella conquista di tanti giudizi positivi, è la crescita personale di Nella, che da spaurita e ingenua ragazza di campagna si trasforma in una donna forte e sicura di sé, capace di trovare risposte alle sue tante domande e in grado anche di mandare avanti la casa, nonostante il clima di tensione in cui viva.

Insomma un bel romanzo di crescita, pieno di misteri e ben scritto, che però non ha saputo catturarmi completamente: questo è uno dei motivi per cui la mia lettura è proceduta davvero lentamente. Trovo anche assurda l’eccessiva suspense che l’autrice propone ai lettori, suspense che ovviamente non trova una completa soluzione in quanto l’identità del miniaturista non è né svelata né completamente chiarita. Mi aspettavo di più, viste le recensioni positive, e sinceramente sono rimasta delusa. Penso che però potrei dare un’altra possibilità all’autrice, in quanto il suo stile di scrittura è davvero brillante: il suo nuovo romanzo, The Muse, è appena uscito negli Stati Uniti.