Nel Bianco con Ken Follett

Stavo cercando di risparmiare qualche soldino in vista delle feste, poi mi è capitato sotto il naso qualcuno che parlava di un romanzo. Anzi un thriller, di quelli che ultimamente sto leggendo sempre più spesso, e per di più un thriller ambientato sotto la neve, in Scozia, durante il periodo natalizio. E così, questo romanzo di Ken Follett è magicamente scivolato nel mio carrello di Amazon e, ovviamente, una volta arrivato l’ho letto tutto d’un fiato.

Nel bianco è per l’appunto ambientato in Scozia, in una zona non ben precisata ma non molto lontana da Glasgow. Toni Gallo è la responsabile della sicurezza di un importante centro di ricerche mediche, che al suo interno vanta un laboratorio, teatro di elaborazione di nuove cure a virus più o meno letali. Dopo una vita passata in polizia e una cocente delusione d’amore, Toni dà il meglio di sé nel suo nuovo lavoro, anche per compiacere il suo nuovo capo, per cui prova un sentimento molto forte. Purtroppo per lei, sotto Natale un operaio ruba una cavia da laboratorio e finisce per morire, infettato da un potente virus; poco tempo dopo, alcuni ladri rubano l’intera scorta di virus contenuta nel laboratorio, minacciando una grave epidemia. Tra i cumuli di neve e la famiglia del magnate farmacologico, Toni non passerà certo un felice Natale..

Non leggevo un libro di Ken Follett dal liceo, quando, sotto consiglio della mia amica Alice, ho divorato I Pilastri della Terra e Mondo senza fine, due romanzi storici massicci e coinvolgenti. Di questi due tomi ricordavo l’intreccio di vicende e una moltitudine di personaggi apparentemente distanti, che finiscono però per interagire tra di loro: quando ho iniziato Nel bianco, proprio nelle prime pagine tutto questo mi sembrava assente, quindi ho creduto che, visto il cambio di genere, avrei letto un Follett diverso. Niente di più sbagliato: tempo qualche capitolo e la solita scrittura è tornata a farsi strada: descrizioni minuziose, personaggi di ogni tipo, dai vecchi ai giovanissimi, ciascuno indagato in ogni sua sfaccettatura. Per me è stato un apprezzato ritorno al passato!

La vicenda è scorrevole e non particolarmente complicata: la sequenza delle azioni è davvero coinvolgente pur nella sua semplicità e chiarezza, non c’è alcun mistero da risolvere, solo una situazione difficile da affrontare, che capitolo dopo capitolo si complica sempre di più. Nel crescendo di tensione mi è stato davvero difficile lasciare da parte la lettura e dedicarmi a studio e lavoro, tant’è che, se non fosse stato per gli impegni, probabilmente avrei terminato il romanzo in un pomeriggio, e non in tre giorni come invece è successo. L’unica nota negativa è il finale: mi è sembrato affrettato, risolto in poche pagine, e anche abbastanza banale. Avrei preferito esplorare di più il futuro dei protagonisti, e non vederlo ridotto a una breve facciata descrittiva e abbastanza asettica. Per fare questo, però, sarebbe dovuto diventare un romanzo molto più lungo, e non credo fosse l’intento dell’autore.

Kendra Elliott e la sua suspense “Gelida”

Se mi seguite anche sulla mia pagina Facebook, saprete che qualche tempo fa ho pubblicato la foto del mio Reading Journal, un taccuino con pagine create ad hoc per annotare le caratteristiche di ogni libro letto e dare loro un voto. Gelida è stato il primo libro del 2017 ad ottenere il mio punteggio pieno, e non pensavo che questo romanzo potesse piacermi così tanto!

Brynn Nealey è un’infermiera forense che fa parte di una squadra di salvataggio e primo soccorso dell’Oregon; quando un piccolo aereo precipita sulla Catena delle Cascate a causa di una violenta nevicata, è compito della squadra cercare superstiti. All’affiatato gruppo si unisce anche Alex Kinton, un Marshal che è invitato a partecipare alla spedizione poiché sull’aereo si trovava un suo collega, una guardia che trasportava Darrin Besand, pericoloso serial killer che sta affrontando i diversi processi a suo carico. Durante la spedizione la squadra inizia a conoscersi, e dopo la diffidenza iniziale i due protagonisti entrano in confidenza: mentre si svelano i loro passati tenebrosi, una terribile scoperta fa salire ancora di più la tensione. Il serial killer, infatti, non giace morto tra i rottami dell’aereo, ma è vivo e gira liberamente tra i boschi.

Questo romanzo è il secondo volume della serie Bone Secrets: non ho letto il primo, Nascosta, ma non ha importanza perché ciascun romanzo, anche se scritto dalla stessa autrice, è autoconclusivo. Gelida però mi è piaciuto davvero molto, e provvederò a comprare anche il primo libro! Finora, a parte i romanzi di Guillaume Musso, avevo letto veramente poco del genere thriller/suspense, e non pensavo che un libro simile potesse tenermi incollata alle pagine. Lo vedevo più come un romanzetto senza pretese (e forse lo è), con più romanticismo che un mistero da svelare.

Invece la Elliott si è rivelata una penna molto interessante, certo non è al livello di Musso: il suo stile è piuttosto semplice, ma ho trovato molto emozionanti i colpi di scena e i capitoli chiusi senza avere il quadro completo della situazione. Le descrizioni sono ottime ma non pesanti, sembra davvero di trovarsi in mezzo a un bosco pieno di neve e con temperature bassissime: uno scenario tutt’altro che idilliaco, visto che tra quei boschi si aggira un pazzo che ha già ucciso più volte. Il personaggio del serial killer a mio parere è quello caratterizzato nel modo migliore: ho apprezzato davvero molto la sua caratterizzazione psicologica. La vicenda è narrata da diversi punti di vista, in modo che il lettore possa avere il quadro completo della situazione, senza però togliergli il gusto di ragionare su quanto non è stato ancora svelato. E poi, ciliegina sulla torta, la storia d’amore intensa e dalla crescita rapida tra Alex e Brynn. Datemi qualche occhio a cuore e state certi che un libro mi piacerà.